Alcol negli aromi?

Se ti è capitato di leggere la presenza di alcol etilico (etanolo) nell’etichetta di qualche aroma, probabilmente ti sarai chiesto se questo possa costituire un problema per la salute. Qualcuno avrà provato a convincerti che lo è, ma senza spiegarti il motivo. In questo articolo spenderemo qualche parola sul tema e sarai in grado di trarre le tue conclusioni.

Questo articolo nasce dopo il lancio di un sondaggio sul gruppo Facebook Il Forum di Alkemikosvapo.com, in cui è stata posta la seguente domanda:

“Svapereste un aroma che tra gli ingredienti indica l’alcol?”

Posti di fronte a tre possibili opzioni, 94 vapers hanno assunto le seguenti posizioni: il 42% ha risposto No, il 32% ha risposto che preferirebbe saperne di più, per poter dare una risposta ed il 26% ha risposto .

Indagine di Alkemikosvapo.com su un campione di 94 vapers – Gennaio 2019

Chiaro il presupposto che lo svapo è nato come strumento efficace nella riduzione del danno legato al vizio del fumo, è sempre apprezzabile un approccio cauto, soprattutto quando si nutrono dubbi di qualsiasi natura, ma proviamo a chiederci perché gli organi di controllo ammettono la commercializzazione di aromi e liquidi che contengono alcol etilico.

Esempio di aroma shot contenente etanolo liberamente commercializzato in Italia

Per affrontare il tema, sono dovute alcune premesse.

Quando inaliamo una boccata del nostro vapore preferito, circa 500ml di aria mista a vapore raggiungono i nostri polmoni. Questo volume è noto in fisiologia come Volume corrente e corrisponde alla quantità d’aria inalata in un normale atto respiratorio. L’aria inalata si mescola nei polmoni con un volume d’aria di circa 2,2 litri, già presente e noto come Capacità funzionale residua1. Per cui, al termine di un tiro di sigaretta elettronica, nei polmoni si accumula un volume d’aria di circa 2,7 litri in cui il vapore diffonde. Un recente esperimento, condotto con l’aiuto di alcuni vapers che gentilmente si sono resi disponibili, ha fornito il risultato che in MTL si eseguono mediamente 80 tiri per ogni millilitro di liquido. Per cui, la quantità di liquido che giunge nei polmoni in forma di vapore è circa 0,0125ml.

Tornando all’argomento del titolo, immaginiamo di avere tra le mani un aroma che contiene il 50% di PG ed il 50% di alcol. Il rapporto ipotizzato è volutamente esagerato, per i motivi che saranno chiari al termine della lettura, ma si precisa che normalmente il quantitativo d’alcol è molto più ridotto.

Supponiamo di aver diluito questo aroma al 10%, raggiungendo una percentuale di alcol del 5% nel liquido pronto, e svapiamolo in un atomizzatore MTL.

Abbiamo detto che ad ogni tiro vengono vaporizzati mediamente 0,0125ml di liquido, che, nel caso in esame, contengono circa 0,000625ml di alcol, che in peso sono 0,0005g. Considerando il volume di fine inspirazione di 2,7 litri, l’alcol raggiungerebbe nei polmoni una concentrazione di circa 0,19mg/l.

È tanto? È poco? È così e così?

L’esposizione della mucosa respiratoria a modiche quantità di vapori alcolici non è una novità. Quando si bevono alcolici, per esempio, una certa quantità di alcol passa dal sangue ai polmoni e su questo fenomeno si basa il funzionamento dell’alcol test. Per questa ragione, per commentare il risultato ottenuto, sfrutteremo gli stessi studi scientifici che hanno permesso di standardizzare l’alcol test. In questi studi la concentrazione alcolica nel sangue viene indicata con l’acronimo BAC e quella respiratoria con l’acronimo BrAC e si conclude che la BAC è mediamente 2.300 volte la BrAC2.

Sfruttando queste conoscenze, vediamo cosa succede quando un uomo di 70Kg beve a digiuno una birra media (50cl) avente un contenuto alcolico del 5%. Secondo un’apposita tabella3, la BAC raggiunta sarà circa 0,42g/l e, applicando il rapporto BrAC/BAC 1:2.300, nei polmoni verrà raggiunta una BrAC di 0,18mg/l.

Confrontando i dati, si evidenzia subito che la BrAC raggiunta svapando un liquido contenente il 5% di alcol è la stessa raggiungibile bevendo una birra media di uguale gradazione alcolica e si potrebbe supporre che anche gli effetti sulla mucosa respiratoria siano gli stessi. In effetti, che l’alcol giunga ai polmoni dall’esterno o dall’interno è indifferente. Tuttavia, esistono alcune altre differenze. Bevendo alcol, i polmoni sono esposti ai vapori alcolici a lungo, fino a quando l’alcol non viene completamente metabolizzato ed eliminato. Svapando, i polmoni sono esposti all’alcol solo nel corso dei tiri, ripulendosi nelle pause fra un tiro e l’altro. Inoltre, se la bevuta dovesse essere più sostanziosa, diciamo un paio di birre medie seguite da un grappino, la BrAC aumenterebbe di conseguenza e non sarebbe minimamente confrontabile con quella raggiungibile nello svapo, anche arrivando a duplicare o triplicare la percentuale alcolica ipotizzata, che è già stimata in eccesso. Identica cosa svapando lo stesso liquido in flavour o cloud chasing.

A tal proposito, è bene sottolineare che la letteratura scientifica riconosce la possibilità di andare incontro a danni polmonari da alcol solo in caso di vero e proprio alcolismo, ma la riproduzione del meccanismo eziopatogenico correlato a tale circostanza è irrealizzabile attraverso lo svapo e coinvolge meccanismi complessi che vanno oltre il contatto localizzato tra mucosa respiratoria ed alcol etilico4,5,6,7.

Ciò detto, l’articolo può concludersi qui, rimandando al Lettore le conseguenti riflessioni.

Fonti bibliografiche:

1) Arthur C. Guyton, John E. Hall, Fisiologia Medica, Napoli, EdiSES, 2007.

2) The Relationship between Blood Alcohol Concentration (BAC) and Breath Alcohol Concentration (BrAC): A Review of the Evidence, Road Safety Web Publication No. 15, Department for Transport: London, June 2010.

3) Allegato 2 del Decreto 30 luglio 2008 del Ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali.

4) Kershaw CD, Guidot DM (2008). “Alcoholic Lung Disease”. Alcohol Research and Health. 31 (1): 66–75.

5) Joshi PC, Guidot DM (April 2007). “The alcoholic lung: epidemiology, pathophysiology, and potential therapies”. Am. J. Physiol. Lung Cell Mol. Physiol. 292 (4): L813–23.

6) Karkoulias, K.; Tsitsaras, H.; Patouchas, D.; Sampsonas, F.; Likouras, D.; Kaparianos, A.; Spiropoulos, K. (2008), “The alcoholic lung disease: historical background and clinical features”, Medicina(Kaunas), 44 (9): 51–64.

7) Pratibha C. Joshi, David M. Guidot (2007). “The alcoholic lung: epidemiology, pathophysiology, and potential therapies”. American Physiological Society. Retrieved 10 March 2013.


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