Pod Mod. Promosse o bocciate?

Parliamo di pod mod, vaporizzatori personali semplici, economici, molto compatti, leggeri e protetti dai più comuni incidenti elettrici. Ma sono davvero efficaci per smettere di fumare? O sono utili per altri scopi? Esaminiamole da vicino, argomentiamole e traiamo qualche conclusione.

Questo articolo nasce a seguito di un sondaggio lanciato sul gruppo Facebook del blog Alkemikosvapo.com, sondaggio di cui esamineremo i dati più avanti nella lettura.
La necessità di sottoporre il tema all’attenzione di un gruppo di lavoro più ampio è originata dal fatto che v’è un’enorme disparità di pareri intorno a questo prodotto, che si presenta come l’evoluzione ed il futuro dello svapo. Questa disparità di opinioni, in tutta la sua complessità, si è rivelata nel sondaggio in questione e le varie posizioni, ben argomentate dai partecipanti, sono state un prezioso ausilio nella scrittura di questo articolo.

Le pod mod sono dispositivi compatti e leggeri, composti da un corpo batteria e da un atomizzatore. L’atomizzatore, eccezion fatta per un modello rigenerabile, non è rigenerabile. Serbatoio, camera di vaporizzazione e resistenza sono un corpo unico, che viene sostituito integralmente a fine servizio. In alcuni casi, è sostituibile la sola testina contenente la resistenza, permettendo di utilizzare più volte lo stesso serbatoio.
L’atomizzatore, detto pod, può essere ricaricabile più volte con un liquido a piacere o precaricato con un liquido determinato, per un volume massimo di 2ml, come vogliono le attuali normative europee.

Piccolissima pod mod disassemblata

Le pod mod possono essere attivabili manualmente o in modo automatico. Nelle prime, si preme un tasto di attivazione mentre si inala; nelle seconde, l’inalazione depressurizza un sensore barometrico che provvede a segnalare al circuito la necessità di erogare corrente.

La ricarica di corrente avviene tramite un normalissimo cavetto USB o tramite appositi cradle o, ancora, tramite power bank multiuso, utilizzabili, per esempio, anche per ricaricare un telefonino.

Forme, colori e dimensioni possono essere molto differenti. Dalle più ergonomiche, alle più tascabili, alle più leggere a quelle dal design più accattivante, la scelta è molto ampia.

Il costo di questi dispositivi è ridottissimo e si possono acquistare prodotti di buona marca a 15-30€, anche se non mancano prodotti più costosi. Le pod di ricambio costano mediamente tra i 3 e i 5€.

Così descritte, le pod mod, pubblicizzate dai produttori come lo svapo del futuro e dispositivi efficacissimi per smettere di fumare, sembrano rispettare le promesse. Ma è davvero così?

Per rispondere alla domanda, gli iscritti del gruppo Facebook del blog Alkemikosvapo.com hanno avuto la possibilità di sottoporsi volontariamente al sondaggio anticipato in premessa. I partecipanti si sono trovati di fronte ad una serie di opzioni ed alla possibilità di spiegare liberamente il motivo delle loro scelte. Il pubblico di Alkemikosvapo.com è composto da persone di età variabile, particolarmente attente ad alcuni degli aspetti cardine dello svapo, come la qualità dell’aroma, la resa aromatica dei dispositivi, la capacità di evocare il colpo in gola e l’appagamento procurato della svapata. Inoltre, frequentando anche altri gruppi di ritrovo dalla vocazione diversa, possono aver maturato ulteriore esperienza riguardo ad altri aspetti.
Il sondaggio ha ricevuto le risposte di ben 190 volontari, quindi, il campione è sufficientemente ampio da poter dare luogo ad una serie di riflessioni esportabili al grande pubblico.

I risultati ottenuti dal sondaggio sono distribuiti nel seguente modo.

Come si può osservare sotto, il 54,7% dei partecipanti possiede almeno una pod mod, mentre il 45,3% non ne possiede. Questa distribuzione conferma che il prodotto spacca quasi a metà il pubblico consumatore.

Indagando oltre, si riscontra che il 62,5% dei possessori di pod mod le utilizza abitualmente, mentre il 25,5% le ha accantonate ed il 12% ne fa un uso occasionale.

Tra coloro che non possiedono pod mod, si riscontra un 81,4% che ha promesso di non acquistarle ed un 18,6% che vorrebbe acquistarle.

I risultati fin qui presentati dimostrano ulteriormente quanto siano diverse le tendenze quando si parla di pod mod.

Proseguendo con l’indagine e concentrandoci solo sul reale utilizzo delle pod mod, i dati ci permettono di rilevare che solo il 35,8% del campione si dichiara utilizzatore reale del prodotto.

Dalle opinioni dei reali utilizzatori, abituali od occasionali, emerge che le pod mod vengono impiegate per lo più come dispositivi compatti, leggeri e semplici che possono accompagnare i vapers al lavoro, nei luoghi dov’è necessaria una certa discrezione, negli spostamenti in aereo, nelle commissioni quotidiane, nelle brevi uscite e nelle occasioni in cui è indicato l’abito elegante. Qualcuno ha dichiarato di utilizzare le pod mod come dispositivi di riserva, per ovviare all’eventuale avaria del PV principale o quando non si ha la voglia o la possibilità di occuparsi di un dispositivo con atomizzatore rigenerabile, o per il solo scopo di soddisfare rapidamente il fabbisogno di nicotina, riservando all’hardware più complesso funzioni diverse, come la degustazione di liquidi particolari.

Set da viaggio di Andrea Pastore (Alkemikosvapo) composto da una pod mod pronta all’uso, un corpo batteria carico di backup, una pod di ricambio, un flaconcino da 10ml di liquido pronto, un caricabatterie USB da muro, un power bank da 2.000mAh, un cavetto USB ed una pochette

Diversamente, i motivi per cui una buona parte di pubblico non utilizza o non possiede il prodotto sono il giudizio o il sospetto che la restituzione aromatica sia scarsa, l’impossibilità di personalizzare la resa tramite rigenerazioni diverse, la scarsa autonomia della batteria e della riserva di liquido, la limitazione della scelta di liquidi a quelli che sporcano poco, la credenza diffusa che siano dispositivi poco efficaci per chi voglia smettere di fumare, il costo delle pod e la loro durata limitata in certe condizioni, come nell’impiego di aromi di derivazione naturale, e la produzione di un quantitativo non trascurabile di nuovi rifiuti non differenziabili (metalli, plastiche, gomme ed ulteriori).
Va detto che in questa categoria di vapers non mancano coloro che non hanno rinunciato alla praticità tipica delle pod mod, ottenendola da dispositivi che, pur non potendo essere inquadrati nella categoria delle pod mod, di poco se ne discostano, per dimensioni e pesi. Di questi dispositivi supplettivi si apprezzano la maggiore autonomia della batteria e della riserva del liquido, la possibilità di sostituire la batteria scarica e, in alcuni casi, la possibilità di rigenerarli.

Mod meccanica rigenerabile compatta confrontata con una pod mod (Foto: Fabio Antonini)

Al di là delle tendenze, le pod mod possono essere una buona soluzione in svariate situazioni.

Innanzitutto, tra i vari dispositivi disponibili, vi sono pod mod che uniscono una resa più che dignitosa alla compattezza, affermandosi realmente tra i dispositivi efficaci per smettere di fumare. Alcune montano pod da 1 Ohm e le alimentano a 12W, il rapporto Ohm/Watt più utilizzato tra quanti impiegano sistemi rigenerabili MTL, e non sono neanche le più prestanti, ma sicuramente le più azzeccate in termini di rapporto tra resa e durata della batteria. Ci sono pod mod che offrono anche la possibilità di regolare la potenza entro certi limiti, mentre quelle automatiche permettono di simulare meglio la gestualità della fumata analogica, ottimo plus per chi ne è affezionato. Alcuni prodotti uniscono più d’una delle caratteristiche descritte.

Esempio di pod mod automatica, a wattaggio variabile, con buona autonomia e molteplici protezioni

In alcuni modelli, anche l’autonomia della batteria interna non è più un problema, dato che esistono in commercio buoni dispositivi che garantiscono buone capacità ed altri dotati di praticissimi power bank, che fungono da case e caricabatterie automatico. È anche vero che l’economicità delle pod mod permette di acquistarne una coppia o più, considerato che dove può stare una piccola pod mod ne possono stare altre. Ma non va trascurato il fatto che possono essere ricaricate rapidamente via USB, attraverso un caricabatterie per telefonini, tramite il PC, con un power bank generico o in auto. Quindi, anche una sola pod mod permetterebbe di coprire un’intera giornata di utilizzo normale.

Esempio di pod mod con comodo power bank per il mantenimento della carica

Le pod mod con pod precaricate sono sicuramente la categoria di prodotto che nell’indagine ha trovato meno favore. Il difetto più grande riscontrato è la necessità di gettare via una pod ancora efficiente, quando la carica di liquido è terminata. Questo difetto incide negativamente sul valore della spesa (anche se una pod precaricata costa comunque meno di un pacchetto di sigarette) e, cosa non trascurabile, causa una più frequente produzione di rifiuti non differenziabili. Tuttavia, anche le pod mod con pod precaricate possono incontrare un loro pubblico. Pensiamo all’utente molto avanti negli anni, a cui, per vari motivi, è stato sconsigliato fortemente il fumo. L’utente in questione potrebbe non avere alcun desiderio di complicarsi la vita, anche solo per imparare gesti semplici, come quello di ricaricare di liquido un vaporizzatore personale. Questo tipo di utenza potrebbe accogliere con difficoltà qualcosa di più complicato di un accendino (usa e getta) che accende una sigaretta (usa e getta). Una pod mod con pod precaricate potrebbe fare al caso suo. Oppure, pensiamo all’utente privo della vista o gravemente ipovedente, a cui è impensabile proporre dispositivi ricaricabili e, men che meno, sistemi multifunzione dotati di svariati tasti, che, pur potendo essere gestiti a memoria e a sensazione, potrebbero essere premuti accidentalmente, causando una serie di anomalie di cui sarebbe possibile accorgersi solo accedendo alle informazioni visibili su uno schermo.

Esempio di pod mod con pod precaricate

Per quanto concerne la resa in termini di apporto di nicotina, molti dispositivi mancano di colpo in gola (hit) o ne hanno veramente poco, ma questo non è vero per tutti i dispositivi. In commercio ve ne sono anche di più hittosi, ma, almeno per chi è alle prime armi e deve smettere di fumare, questi sono un’arma a doppio taglio, perché potrebbero condurre al sottodosaggio di nicotina, in considerazione del fatto che l’hit dipende in maggior parte dalla nicotina. Un fumatore che ogni giorno consuma un pacchetto di sigarette forti inala quotidianamente un totale di circa 18mg di nicotina. Facendo delle pod mod l’uso che ne andrebbe fatto, cioè quello di sostituire la sigaretta tradizionale e non di attaccarcisi compulsivamente, l’optimum sarebbe un consumo quotidiano di circa 1,5ml di liquido a 12mg/ml di nicotina, attraverso un dispositivo mediamente hittoso, o 1ml di liquido a 18mg/ml, attraverso un dispositivo poco hittoso. Un dispositivo dall’hit eccellente permetterebbe di ridurre la concentrazione di nicotina nel liquido utilizzato, a patto di riuscire ad aumentare il consumo di liquido. Un dispositivo che eccelle nell’hit potrebbe permettere l’impiego di liquidi a 6mg/ml di nicotina, per esempio, ma l’utilizzatore medio che sostituisce lo svapo alla “sola” pausa sigaretta potrebbe non riuscire a consumare i 3ml di liquido necessari a sostituire le 20 sigarette quotidiane. Quindi, anche la questione hit va ben ponderata, se non ci si vuole trasformare in vapers compulsivi.

Tirando le somme, le pod mod non si possono bocciare o promuovere a priori. Vanno bene in certi casi e meno bene in altri. Potrebbero essere la soluzione definitiva per chi le sostituisse, con cognizione di causa, alle pause sigaretta. Oppure, potrebbero essere l’unica soluzione possibile per chi fosse alla ricerca di un vaporizzatore personale piccolo e più semplice possibile. Ancora, potrebbero essere uno strumento facilmente accessibile per avvicinarsi allo svapo, per poi passare a qualcosa di più tecnico.

Potrebbero anche essere il futuro dello svapo, come molti ritengono, ma noi viviamo il presente e, oggi, questo è ciò che sono le pod mod.


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